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Credito - Fondi Bei all'Italia per 5,5 mld

09 lug 2013

Opera da più di 50 anni ma ha conosciuto le luci della ribalta solo negli ultimi mesi. In tempi di bilanci nazionali con margini sempre più ristretti i leader e i ministri del Lavoro europei guardano alla Bei, la Banca europea per gli investimenti, come motore per il sostegno alle Pmi e per la lotta alla disoccupazione. E ora l'Istituto del Lussemburgo affina la sua strategia di attacco avviata all'inizio dell'anno, dove l'Italia occupa già un posto in prima fila. I numeri parlano chiaro: da gennaio ad oggi i prestiti siglati nel nostro Paese hanno raggiunto quota 5,5 miliardi, al primo posto tra i Paesi europei, seguiti dalla Spagna. Una performance più che raddoppiata rispetto ai 2,5 miliardi dello stesso periodo del 2012, che vale già oltre la metà del target fissato dalla Banca del Lussemburgo di 8-9 miliardi all'anno da qui al 2015. Con un tesoretto da 1,7 miliardi dedicato alle Pmi, in rialzo del 30% rispetto a un anno fa. «In questi anni abbiamo svolto il nostro lavoro in silenzio. L'attività nella penisola – spiega il vicepresidente della Bei Dario Scannapieco – è sempre stata molto forte, con un focus particolare sulle piccole e medie imprese: basti pensare che dal 2008 ad oggi ne abbiamo finanziate circa 70mila». E al premier Letta che chiede ulteriori sforzi il numero due della Bei risponde: «Faremo tutto il possibile. Posso assicurare che qualsiasi buon progetto verrà finanziato». Grazie al recente aumento di capitale da 10 miliardi l'Istituto del Lussemburgo, che ha come azionisti i 28 Paesi della Ue, è disposto a mettere sul piatto ogni anno, da qui al 2015, una dote complessiva da 182 miliardi destinata ai Paesi europei. Qualcosa come 60,7 miliardi in media all'anno, in aumento del 48% rispetto ai 44,7 miliardi del 2012. Di questi, 13,4 miliardi all'anno saranno riservati alle piccole e medie imprese Ue, le più vulnerabili al credit crunch che secondo la Bce ne colpisce una su tre. La formula sarà in parte quella già collaudata dei finanziamenti alle banche a tassi agevolati. Con l'obbligo per queste ultime di mettere a disposizione del sistema delle Pmi fondi di uguale ammontare e di applicare a loro volta condizioni vantaggiose. «L'esigenza di liquidità è un'emergenza reale – sottolinea Scannapieco – e viene ritenuta la seconda principale fonte di preoccupazione dei "piccoli" dopo la ricerca di nuovi mercati. Noi vogliamo aiutarli con un'iniezione di ossigeno». Oltre agli strumenti tradizionali la strategia della Bei si è arricchita di due nuovi strumenti che potranno essere utilizzati anche dalle Pmi italiane. Il primo è il "Piano di investimenti", a colpi di garanzie e cartolarizzazioni frutto di un tandem con la Commissione Ue, che ha ottenuto il via libera dal vertice Ue di fine giugno. Alle risorse provenienti dal Lussemburgo si affiancheranno 10 miliardi di fondi strutturali Ue del pacchetto 2014-2020 e 420 milioni dal programma Cosme e Horizon 2020. Entro ottobre l'esecutivo Ue e la Banca dovranno scegliere tra le tre ipotesi sul tavolo, sciogliere tutti i nodi tecnici per ottenere il via libera entro dicembre e far decollare il progetto già dal prossimo gennaio. «L'abbassamento dei tassi di interesse – dice il vicepresidente della Commissione Ue e responsabile all'Industria, Antonio Tajani – non ha portato vantaggi tangibili alle imprese. La politica deve spezzare il meccanismo recessivo della stretta creditizia che mette a repentaglio anche la stabilità dell'euro, intervenendo in maniera robusta e tempestiva per facilitare il finanziamento. Con l'effetto leva derivante dal piano congiunto tra la Commissione Ue e la Bei si potrebbero smobilizzare oltre 100 miliardi con nuovi prestiti a vantaggio di circa un milione di Pmi». La strategia di rilancio delle cartolarizzazioni, aggiunge Scannapieco, «consente di attirare investitori e di liberare dove è possibile i bilanci delle banche consentendo loro di poter erogare più prestiti alle piccole aziende». Su questi aspetti, precisa, il dialogo è con Bruxelles ma anche con Francoforte. Nuove formule di sostegno alle Pmi, ma non solo. L'altro territorio su cui la Bei, dietro precisa richiesta dei leader Ue, sta muovendo i primi passi si chiama «Skills and Jobs - Investing for Youth», una strategia per scommettere sulle competenze e investire sul futuro dei giovani. L'iniziativa si fonda su due pilastri: da un lato linee di credito ad hoc per start up create dai giovani o imprese che li assumono, dall'altro prestiti per gli studenti e sostegno di progetti di mobilità per aiutare gli under 30 a trovare lavoro. «È chiaro – conclude Scannapieco – che si tratta di un contributo ma non è la soluzione al problema della disoccupazione, che va affrontato a livello nazionale seguendo la strada delle riforme strutturali». Fonte: Il Sole 24 Ore  Per maggiori informazioni contattaci, sarà Nostra premura rispondere il prima possibile.

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